La prima stesura di Via da Matrix risale a dieci anni fa e in questo lasso di tempo sento che le avvisaglie di “rottura” del “sistema” sono arrivate a piena maturazione.
Il disagio che portò me a cercare una “via di fuga” per giungere ad una linea di cambiamento, ad una soglia da oltrepassare, lo sento testimoniare oggi da sempre più persone.
Ma cosa si è rotto? Che cosa sta risvegliando un’anima ribelle in molti della mia generazione? Forse la sensazione sottile che il modello di vita fondato sul lavoro come proprio oggetto di culto e sul consumo come strumento di affermazione sociale e di suggellamento della propria identità…è una sòla. Una fregatura. Perché ti ruba il tempo, la nostra risorsa più preziosa.
Già, perché per vivere ci vuole tempo e di qualità. Per fare esperienze vere, nel mondo reale, ci vuole tempo di qualità. E non è il tempo delle ferie natalizie o agostiane quello di qualità. Quella è l’ora d’aria di un galeotto. Perché anche quel tempo diventa tempo di consumo, nel quale cerchi di fare più che puoi nell’illusione che consumate così di fretta quelle esperienze ti nutrano l’anima.
E invece non funziona così: vivere è avere il tempo di annoiarsi, di ascoltare come stai dentro, di lasciarsi ispirare dai propri segnali sottili, di sperimentare, di sbagliare, di prendersi cura delle relazioni importanti (essendoci quando serve e non quando puoi) di seguire il proprio fiuto e progettare con fiducia nuovi futuri possibili.
Ma la mia generazione è stata addestrata specificamente al modello del “consumo quindi sono” – mi indebito per consumare di più – lavoro per pagare i debiti – il lavoro mi mangia il tempo. Non siamo stati addestrati a vivere nella giungla da esseri liberi (con tutte le scomodità ed incertezze del caso naturalmente) ma a vivere in cattività con mille comodità (tutte a pagamento).
Ecco perché – se in quel modello non ci stai più bene – ti sembra quasi “illegale” anche solo il pensare di uscirne. E per farlo devi prendere proprio una lunga rincorsa. Per rompere quel velo di domopak che c’è tra te e la tua verità, tra il tuo io ipnotizzato e il tuo Sé autentico, tra la vita come te la raccontano e la vita come è davvero.
Questa seconda edizione – con qualche aggiunta al mio diario di viaggio – è dedicata a tutti quei quaranta-cinquantenni che stanno scalpitando, che vogliono diventare “pirati” abbandonando la “marina militare”. E spero che la mia testimonianza possa incoraggiarli e dargli forse qualche spunto utile.
Ai giovani trentenni invece questo libro non serve perché loro sono già oltre, molto oltre.